L’emotional branding è la disciplina che unisce saggiamente le necessità di business e comunicazione a quel bisogno umano e meraviglioso di riconoscersi in quello che vediamo e leggiamo.

Ma cosa c’entrano le emozioni se stiamo parlando di branding e marketing?

Le emozioni hanno sempre a che fare con noi perché, come esseri umani, siamo tutti fatti di emozioni, di ricordi, di istinti. 

Parliamo quindi di emozioni legate al brand, ma cosa intendiamo per brand? Il brand è tale solo se è un’identità; se c’è definizione e coraggio di scelta.

Il brand è capace di dire: io sono. 

E quando la giusta strategia di branding e la giusta strategia emotional si uniscono è allora che accadono cose bellissime e davvero interessanti, come vedremo più avanti. 

Diversi studi mostrano come campagne basate su leve emotive siano capaci di coinvolgere e far convertire fino al doppio rispetto a quelle che non lo sono. 

 

In che modo l’emotional branding ci aiuta nelle strategie di marketing

L’emotional branding ci aiuta nelle strategie perché ci rende riconoscibili e crea connessioni; vediamo insieme l’importanza di questi aspetti. 

La riconoscibilità passa dall’uso dei colori, dell’uso di un determinato font piuttosto che un altro, passa anche dall’adozione di un determinato visual e di un particolare tone of voice. Tutto questo renderà il nostro marchio un brand, ovvero un’identità. Farà sì che saremo non solo riconoscibili agli occhi dei nostri utenti, ma anche ben definiti. 

Qui di seguito vediamo la Big Eight Colors Wheel che mostra come ogni colore è capace di comunicare un messaggio diverso; ecco perché è così importante un’analisi approfondita prima della scelta di un determinato colore che ci rappresenti.  

 

La connessione, invece, capace di creare la scelta della giusta emozione è in grado di empatia, l’empatia che porta alla giusta condivisione di valori e punti di vista. Questo è un presupposto fondamentale per dare vita a conversazioni di valore e relazioni di lunga durata con i nostri utenti. 

Le emozioni, così come i colori, sono fatte di sfumature. Prendiamo, per esempio, la paura. Questa emozione tanto forte e radicata nell’essere umano, in realtà può essere paura, ma anche terrore in occasione di situazioni particolarmente gravi o una leggera apprensione. Capiamo, quindi, che quando si creano messaggi che partono (e arrivano) alle emozioni è importante, non solo individuare l’emozione giusta, ma anche il giusto grado di emozione. 

Qui di seguito vediamo la Pultchik’s Wheel of Emotion che ci mostra proprio questo concetto di cui abbiamo appena parlato. 

 

Dopo aver capito l’importanza di usare la giusta strategia di brand e di inserire la giusta strategia emotiva in tutto questo la domanda è: come applichiamo tutto questo al digital marketing?

 

Emotional branding: come si sviluppa la giusta strategia

Il percorso per sviluppare una strategia di emotional branding si basa su 5 fasi, vediamole insieme.

 

Fase 1: buyer personas

Uno studio ben approfondito e accurato della buyer persona di riferimento ti aiuterà a capire a chi stai parlando e questo è fondamentale per capire che tipo di messaggio mandare e come farlo. 

Sulla tua buyer persona devi porti moltissime domande, deve essere una persona il più verosimile possibile: 

  • come si chiama, 
  • che lavoro fa, 
  • quanti anni ha, 
  • quanto guadagna, 
  • come si comporta in rete, 
  • cosa cerca,
  • come ti trova,
  • in cosa crede,

Queste sono solo alcune delle domande che possono aiutarti a definire la giusta buyer personas. 

 

Fase 2: la definizione di sé

Questo punto ha a che fare con il branding, e si allarga anche alle foto scelte, alle parole usate in un post, al tono usato. Che emozione usiamo? Come lo facciamo? Che immagine vogliamo dare di noi? Queste sono domande le cui risposte devono essere più che chiare nella nostra mente. 

 

Fase 3: la tua storia

La tua storia non è chi sei, ma perché fai quello che fai, come lo fai. La tua storia è la strada che ti ha portato fin qui. 

Perché è questo che definisce te e la tua azienda, definisce le tue scelte e i tuoi prodotti e racconta chiaramente chi sei e in cosa credi. Ed è proprio in questo “credere in” che le persone, le tue persone, sceglieranno di rivedersi. 

 

Fase 4: communities

Le communities, lo sappiamo, sono importantissime nella comunicazione digitale e non solo: l’opinione della maggioranza ha un valore, soprattutto su chi ancora non ci conosce direttamente. Per chi volesse approfondire lasciamo il link di un interessante articolo di Giuseppe Luca Scaffidi sull’argomento: Come l’effetto “bandwagon” condiziona costantemente le nostre decisioni.

 

Fase 5: ispirare

È importante per un brand che sceglie l’emozione e l’emozionarsi come strategia comunicativa essere in grado di ispirare (a grandi cose) chi sceglie di essere nostro utente, nostro consumatore. 

Prendiamo, per esempio, il caso di Always, azienda statunitense che produce assorbenti per donne. 

Always ha creato una bellissima campagna che riposiziona quel modo di dire tanto comune, quanto sbagliato, che è “like a girl”, come una femmina, delineando come questo modo di dire sia in realtà dispregiativo, lo capovolge rendendolo uno slogan di sicurezza e femminilità.

 

Conclusioni

Come capiamo se la nostra strategia ha ottenuto i giusti obiettivi? Uno dei modi che abbiamo a nostra disposizione è quello di applicare il metodo sviluppato da Amanda Slavin, CEO: Seven levels of engagement Framework. 

Sei interessato all’Emotional Branding? Allora questo corso potrebbe fare al caso tuo: Corso Online Emotional Branding: 18 lezioni per scoprire i segreti del branding emozionale.

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