All’interno del grande cappello della SEO troviamo tutta una serie di interventi finalizzati a incrementare la visibilità di un sito web nelle diverse pagine dei risultati e a spingere l’utente a compiere delle determinate azioni. Fra queste attività, una delle più cruciali che, però, spesso viene sottovalutata e messa ai margini, riguarda l’ottimizzazione dei link interni contenuti nelle varie pagine che danno forma a un sito. 

Curare l’organizzazione dei link interni, in moltissimi casi, è fondamentale per il successo di un business aziendale che, altrimenti, potrebbe ritrovarsi relegato nei meandri più oscuri della tanto temuta seconda pagina dei risultati di Google o in quelle successive. Per comprendere l’importanza dei collegamenti interni basti pensare che il motore trainante dell’intero Web, sin dai suoi albori, non è altro che il link, che consente di scoprire nuove risorse e accrescere la propria conoscenza.

In questo articolo vedremo in che cosa consistono i link interni e perché devono essere inseriti in un sito e ottimizzati tenendo a mente la SEO se si ha intenzione di scalare posizioni nelle SERP di Google e rendere gli utenti inclini a eseguire le azioni desiderate.

Da un punto di vista prettamente teorico, un link interno è un collegamento di natura ipertestuale che consente a utenti e ai bot dei motori di ricerca di trasferirsi in un altro contenuto, sempre ospitato nel medesimo sito web.

Strettamente collegato al concetto di link interno c’è quello di anchor text: almeno una volta nella vita vi sarà capitato di cliccare su una porzione di testo per poter essere indirizzati verso un’altra pagina, sia essa interna che esterna al dominio che stavate visitando. Ecco, quel testo che contiene il link viene chiamato “anchor text”.

Passando per alcuni istanti a un discorso più tecnico, è giusto evidenziare come il link sia un componente realizzato in HTML, ossia un linguaggio che richiede al collegamento ipertestuale di rispettare una determinata sintassi per poter svolgere la propria funzione.
Nel dettaglio, per creare un link è necessario rispettare questa sintassi:

<a href=”pagina di destinazione”>anchor text</a>


Analizzando la struttura HTML del link vediamo che l’attributo href specifica quale sarà l’URL della pagina che si andrà ad aprire una volta che si sarà cliccato sul collegamento ipertestuale e anchor text, come sottolineato in precedenza, evidenzia la parola che “contiene” il link.
Concludiamo questa breve panoramica leggermente più tecnica sottolineando la possibilità di aggiungere ulteriori attributi a questi sintassi come il target=”_blank” che fa aprire la pagina di destinazione in un’ulteriore scheda del browser senza che essa si vada a sostituire a quella che si sta visitando e il rel=”nofollow” che indica al motore di ricerca di non “seguire” il link e, quindi, di non trasferire l’autorevolezza acquisita dalla pagina che contiene il link verso quella di destinazione (approfondiremo questo aspetto in seguito).

Senza ombra di dubbio, il motivo principale per cui è consigliato impiegare dei link interni consiste nel creare una percorso di navigazione coerente con le finalità ultime del business aziendale. Parafrasando una celebre frase tratta dal romanzo La fattoria degli animali di George Orwell potremmo affermare che tutte le pagine che compongono un sito web sono importanti ma alcune di esse sono più importanti delle altre. Infatti, quasi tutti i siti internet sono stati creati affinché gli utenti svolgano una specifica azione in essi. E queste azioni vengono eseguite in alcune pagine, quelle appunto più importanti per il business che si sta portando avanti.
I link interni ci permettono, dunque, di dirigere il visitatore verso tali contenuti: immaginiamo che il nostro utente stia leggendo un articolo del blog, un contenuto di tipo informativo che mira a risolvere un problema o un dubbio da parte del visitatore. Un collegamento ipertestuale interno ci consente, invece, di indirizzarlo verso un contenuto decisivo per il successo del sito web, una pagina in cui poter compilare un contact form, acquistare un prodotto, visualizzare un video e così via.

Quando parliamo di dare forma a un itinerario di navigazione che spinga gli utenti a visitare le pagine cruciali per l’attività aziendale è bene segnalare che questi percorsi vanno anche pensati per il crawler di Google e degli altri motori di ricerca che, giornalmente, scansionano ogni sito web alla ricerca di nuovi contenuti. Il concetto su cui si fonda quest’azione è quello della link juice. Per spiegare tale termine, particolarmente importante nell’attività di link building, dobbiamo partire dal fatto che ogni pagina presente sul Web possiede un livello di autorevolezza, più o meno alto, che dipende da fattori come i link ingresso, il totale delle visite e molti altri. Nel momento in cui da una pagina parte un collegamento ipertestuale, in questo caso interno al sito web (ma tale concetto vale anche se il link è diretto a un altro dominio), parte di questo link juice, e dunque di autorevolezza, viene trasferito alla pagina che ottiene il link in entrata. Va da sé che più una pagina riceve dei link interni, più i bot dei motori di ricerca la interpreteranno come una pagina cruciale rispetto all’attività aziendale. Ciò si potrebbe tradurre in un posizionamento migliore grazie all’autorevolezza acquisita e all’importanza attribuita al contenuto dai crawler.

Non si può, inoltre, non prendere in considerazione il discorso relativo all’esperienza di navigazione dell’utente nel sito web. Un link interno è uno strumento che facilità la consultazione dei contenuti di un dominio, facendo scoprire al potenziale visitatore degli articoli di approfondimento, prodotti simili oppure delle pagine che possono facilitargli l’azione che esso vuole compiere nel sito web. Se agevoliamo la consultazione dei diversi documenti web del nostro sito internet, aumenteranno le probabilità che l’utente faccia ritorno perché durante la consultazione si è sentito preso in considerazione.
Sebbene possa sembrare abbastanza scontato, ma purtroppo spesso non lo è, una buona strategia di internal linking permette di aumentare il tempo di permanenza nel sito web degli utenti. Una sosta prolungata nel dominio aumenterà le probabilità che l’utente compia l’azione desiderata nel dominio. Oltre a questo, il tempo di permanenza è uno dei fattori di ranking con cui Google stabilisce il posizionamento di un contenuto all’interno delle varie pagine dei risultati e più sarà elevato, più è possibile che il ranking ne possa beneficiare.

Arrivati a questo punto, ti starai chiedendo come poter ottimizzare praticamente i link interni che andrai a inserire dentro il tuo sito web. Non perdiamo altro tempo e immergiamoci immediatamente nelle pratiche vincenti per curare adeguatamente i collegamenti ipertestuali interni.

Scegliere un’anchor text pertinente

Nelle righe precedenti abbiamo accennato al ruolo principale che svolge l’anchor text in un link interno, cioè il testo che a tutti gli effetti incorpora il link. Ora poniamo l’accento sulla strategia da attuare per la scelta della giusta ancora. Dal momento che l’anchor text anticipa il contenuto della pagina di destinazione, essa dovrà innanzitutto essere descrittiva, sia per gli utenti che per i motori di ricerca, e capace di suggerire quale sarà il contenuto della pagina che si andrà a visitare cliccando sul link.

Contrariamente a quanto accade nei link ingresso, dove la manipolazione delle anchor text non è concessa dalle linee guida di Google, per quel che riguarda i link interni si ha la massima libertà nella decisione su quale anchor text utilizzare per linkare una determinata pagina. Questo per dire che si possono usare come ancore parole chiave, anche molto specifiche, per cui si è ottimizzato il contenuto di destinazione del collegamento ipertestuale. Quindi, se possediamo una pagina in cui vengono presentati degli orologi da polso in oro per gli uomini potremmo tranquillamente utilizzare quest’anchor text per linkare questa specifica pagina (nel caso dei link esterni, invece, un gran numero di menzioni in entrata con questa ancora potrebbe far insospettire il motore di ricerca a causa della mancanza di naturalità dei vari link in ingresso). Così facendo, si potrebbe migliorare il posizionamento di quella pagina poiché il motore di ricerca avrebbe maggiore facilità a tematizzare quello specifico contenuto.

Tale libertà è stata confermata da uno degli analisti di Google, Gary Illyes che in un AMA condotto su Reddit rispondeva così a una domanda sull’utilizzo delle anchor text per i link interni al sito web.

(fonte: rankwatch.com)

Allo stesso modo, dato che come abbiamo detto un’anchor text dovrebbe essere descrittiva del contenuto che si andrà ad aprire, ha poco senso usare ancore come [clicca qui] e [scopri di più].

Le pagine cruciali per quella che è l’attività aziendale, come scritto in precedenza, devono essere quelle più linkate internamente. Solo in questo modo è possibile segnalare ai crawler di Google e degli altri motori di ricerca quali sono i contenuti a cui essi devono dare maggiore rilevanza.

Naturalmente, è obbligatorio che la valutazione su quali siano i contenuti a cui attribuire maggiore importanza venga fatta a monte, prima dell’avvio vero e proprio della strategia di internal linking. Se così non fosse, il processo con cui i vari motori di ricerca riescono a comprendere quali contenuti rappresentano i documenti più rilevanti del dominio si allungherebbe e il posizionamento generale del sito web ne risentirebbe in negativo.

Questo consiglio nasce dall’osservazione che un testo SEO ben ottimizzato non dovrebbe contenere un’infinità indistinta di rimandi interni. Infatti, dietro l’inserimento di un link interno ci dovrebbe essere un approfondito ragionamento sull’utilità di quel collegamento per l’utente. Ci si dovrebbe chiedere se quel link interno riesce a dare un valore aggiunto alla consultazione del contenuto e alla navigazione dell’utente nel proprio sito web. Si tratta dell’unica strada per incrementare la qualità della navigazione da parte dei visitatori e di semplificare loro la ricerca dei contenuti di proprio interesse, con tutti i benefici che ne conseguono.

In aggiunta, occorre anche fare una valutazione circa la vicinanza in termini di significato rispetto alla risorsa che viene linkata. È sbagliato, sia da un’ottica SEO che, più precisamente, da un punto di vista logico, cercare in maniera forzata di linkare una pagina che ha poco a che fare con il contenuto da cui parte il collegamento ipertestuale. Si rischierebbe unicamente di rovinare il documento e di non rispettare la visita da parte degli utenti al sito web.

Curare il lato grafico

Molto più spesso di quello che si pensi, i link non vengono evidenziati adeguatamente all’interno del testo con il risultato che essi sprofondano in dei lunghissimi muri di testo e non vengono neanche notati dai lettori-visitatori. Una best practice a questo proposito consiste nel far emergere il collegamento interno nel testo evidenziandolo con un colore diverso, solitamente l’azzurro.

Sebbene questo intervento non abbia dei riscontri diretti in termini SEO e, perciò, di posizionamento nelle diverse pagine dei risultati, esso aiuterà gli utenti nella consultazione del contenuto che si trovano a visitare e gli segnalerà la presenza di un utile approfondimento, spingendoli a continuare la sessione nel sito web. E questo sì che ha risvolti positivi in ottica di ranking.

Avvalersi delle breadcrumb

Uno strumento piuttosto utile per orientare la navigazione degli utenti e per linkare ciascuna pagina presente in un sito web è rappresentato dalle breadcrumb. Dall’inglese briciole di pane, le breadcrumbs sono funzionali a muoversi di un livello superiore o inferiore mentre si sta navigando un sito web di dimensioni notevoli in cui esiste una struttura con categorie, sottocategorie e così via. Chiaramente, ciò aiuta la navigazione da parte di utenti e motori di ricerca con tutti i benefici che ne conseguono.


Dal momento che le breadcrumb sono dei link interni a tutti gli effetti, anche in questo caso sarà fondamentale scegliere le giuste anchor text per tematizzare nel migliore dei modi quello che è il contenuto della pagina che si andrà a visitare, scegliendo, ad esempio, una keyword per cui quel determinato documento web si vuole posizionare.

Nel corso del tempo, è piuttosto probabile che in seguito a interventi eseguiti nel sito web, alcuni link interni non siano più funzionanti, ossia rimandino a dei contenuti che non sono più presenti nel dominio. È consigliabile fare un’analisi delle pagine che contengono dei link interni rotti, magari avvalendosi di tool specifici come Screaming Frog. Questo perché un link interno non più valido potrebbe rovinare irrimediabilmente la sessione del visitatore che potrebbe trovarsi davanti a un errore 404, con buone probabilità di abbandonare il sito.
Discorso abbastanza analogo per gli spider dei motori di ricerca che andrebbero a perdere tempo nel seguire dei collegamenti interni non più funzionanti, dedicandone meno alla scansione dei contenuti maggiormente rilevanti.


Sempre nell’ottica di progettare una corretta e coerente strategia di internal linking, non lasciare pagine orfane all’interno del sito permette ai bot dei motori di ricerca e agli utenti di poter venire a conoscenza di ogni pagina che compone un sito web. Con il termine “pagine orfane” ci riferiamo a quei contenuti che non sono linkati e che, quindi, non possono essere consultati a meno che non si abbia a disposizione l’URL specifica della pagina. Come si potrà intuire, queste pagine rimarranno all’oscuro e non potranno così comparire all’interno delle pagine dei risultati, rendendo la loro creazione quasi inutile.

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